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rimembranze scolastiche
16-25 Aprile 1971 - La gita in Olanda


Pizzarulli, Morelli e Tombesi sull'autobus che ci porterà in Olanda (Dio se eravamo frichi!)
 
Amsterdam - Il primo (?), Bottegoni, Tombesi, Morelli e Sancricca. (Antò che fa lo scemo!)
 
Pizzarulli e Tombesi su uno dei tanti moli di Haarlem (di spalle in prof. Vicentini)
 
 
Haarlem - Tombesi (scostumato) con indigena (in costume).
 
 
 

Chicchette di una gita scolastica in Olanda

 

 

La lingua.

L'olandese per noi italiani è un po' come l'Arabo. Ma chi lo parla? E' un misto di tedesco, inglese, frisone etc... Chiunque può capire la difficoltà di noi studenti "agricoli" ad approcciare con tale idioma.

Noi che, per giunta, avevamo studiato alle superiori solo il francese, non riuscivamo a colloquiare con alcun indigeno. Ma non tutti!

Mariani, (la quaglia n.d.r.) nel suo dialetto cantagallese riusciva a farsi capire e ci faceva da interprete.

Vai a capire il mondo!

 

La via delle "donne in vetrina"

Per noi ragazzi l'Olanda era innanzitutto sesso! La bigotta Italia del 1971 non lasciava spazio ai selvatici pruriti giovanili che assillavano le nostre acerbe menti e qualcos'altro più giù.

Ma ve l'immaginate? Una via con delle donne seminude esposte nelle vetrine dei negozi? Cosa da far rabbrividire qualsiasi benpensante penisolano dell'epoca, non necessariamente clericale.

Arrivati, tutti fremevamo per fare un giro in quella via, dopo la cena servita al puzzolente ostello di Amsterdam, dove eravamo alloggiati.

Buonanima del Tandoi (il nostro preside) che di natura era formalmente formale, intuite le nostre intenzioni, si preoccupò e non poco delle conseguenze che ne sarebbero potute derivare.

Ma a risolvere l'impasse ci pensò il bravo prof. Vicentini che si offrì di accompagnarci e, senza troppe perifrasi, ci divise in due gruppi: quelli che volevano scopare e gli altri (eunuchi).

I primi con lui, i secondi affidati all'allora dirigente dell'Ispettorato Agrario di Macerata che era in gita con noi e che, forse perché prigioniero nell'ultima guerra, masticava il tedesco.

Prima si fissarono le regole. Il prof. sentenziò: non più di una scopata a testa! Ok! Partimmo, lui avanti e noi al seguito. Non sapevamo più dove guardare. Ce n'erano a centinaia, una più bella dell'altra, lungo la via. Man mano che si camminava uno di noi sceglieva la sua prediletta ed entrava nel negozio. Gli altri aspettavano fuori facendo, per l'intanto, godere gli occhi. Io puntai una mulattina e, arrivato il mio turno, entrai nella sua alcova. Mi sorrise e mi prese per mano, portandomi al piano superiore. Lì si spogliò, invitandomi a farlo anche a me e quando appena sfiorò le sue calde labbra sull'intanto granitico mio fratello minore, un flusso caldo la inondò. Con nonchalance si ripulì e si rivestì, ancora invitandomi a farlo anche a me. Ebbene potevo comunque sempre dire che pur abitando alle Vergini, non ero più vergine (o giù di lì).

 

La visita ai campi.

Il preside era orgogliosissimo di averci portato in quella regione nordica, da cui c'era soprattutto da apprendere, ed aveva pianificato tutto: visita alle stalle, per ammirare le splendide pezzate olandesi; visita ai caseifici, dove dal latte si producevano formaggi ed altri succedanei; visita alle serre, immense, dove si coltivavano fiori di ogni specie, bellissimi e pregiatissimi e visita ai campi.

I campi, belli, pianeggianti, erano formati da lotti di terra rettangolari delimitati da fossati di non più di un metro di larghezza, dove scorreva un'acqua pulita e fredda, molto fredda.

Peregrinando da un campo all'altro, preside, professori ed alunni dovevamo saltare i vari fossati.

E che ci vuole? Un bello slancio e oplà... saltato. Tutti, tranne uno, che cadde proprio nel mezzo e ne uscì zuppo fradicio.

Il nome non lo faccio, per questione di privacy, ma era del quinto e di Gualdo e successivamente sposò la nostra collega... Basta!!!