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Arcangeli
Adriano, di Treia. Figlio d'armi. Il padre,
generale dell'esercito, dirigeva la Caserma Corridoni di
Macerata. Aveva un fratello più grande, anch'esso
all'Agraria ed una sorella. Ricordo il padre, in divisa, che
veniva spesso a prenderlo all'uscita di scuola. Qualche anno
fa passeggiavo davanti la borsa merci di Bologna quando mi
si accodò, quasi appiccicato, un individuo con una folta e
lunga barba bianca, che poi mi
superò guardandomi insistentemente e, fermatosi subito dopo,
continuava a guardarmi fissandomi negli occhi. Pensai infastidito: ma che vuole
questo? A mia volta lo superai, incurante, ma lui non sembrava
demordere e affiancatosi di nuovo, chiese se avevo nulla da
dirgli. Misi le mani in tasca per cavarne qualche spicciolo
quando... mio Dio! Nooo...! Non poteva essere!!! Ma quegli occhi, quel
sorriso, seminascosti da quella barba lunga, fitta,
imbiancata, che gli copriva completamente il viso... Poi
quella pancia... Si, quell'enorme pancia! Ma non poteva
essere lui. O forse si... O no? Lo guardai meglio: ma certo!
era proprio lui. Simpatico e brillante, come sempre, salvo
quei
tanti chili accumulati in più e quella barbaccia da closcheur. Che piacere provai nel rivederlo. Successivamente
venne in studio a trovarmi. Faceva il rappresentante di
un'importante industria chimica, operante nel settore
dell'agricoltura, del nord, dove anch'esso
s'era trasferito.
Cosicché lo ingraziai a mio suocero, commerciante
di prodotti agricoli. Successivamente l'ho perso di vista...
unitamente all'ex suocero.
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Bordoni
Giuseppe, di Mogliano. Tipo mite, riflessivo,
fondamentalmente buono. Non l'ho mai visto arrabbiarsi nei
cinque anni trascorsi insieme. Una prestigiosa carriera nel
Corpo Forestale dello Stato, dove credo abbia raggiunto il
vertice. L'ho rivisto sporadicamente alcune volte e, in
un'occasione, nel suo ufficio di P.za Mazzini a Macerata,
nell'ex casa del Fascio, ancor più alto e robusto, bardato
della sua bella uniforme.
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Calamante Gianni, di Treia. Lo chiamavamo Lu
viancu, per via della sua carnagione chiara. Per anni
Presidente del Collegio dei Periti Agrari di Macerata,
svolge la libera professione. |
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Fermanelli Alfredo, di Macerata.
Si studiava qualche volta insieme in casa sua in V.le
Carradori. Oggi è un affermato dirigente della Regione
Marche. |
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Gentili
.... Se mai l'ho saputo, visto che a scuola ci si chiama
per cognome (deformazione derivante dall'appello che fanno i
professori) non ricordo il tuo nome, ma nemmeno quello che
fai.
28/5/2012 -
Ansé (Tomassucci)
mi informa che ti chiami Giorgio e che (nientedemino!) sei
preside alle medie. Mé cojoni!!
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Luisini
Arcangelo. Ha un ingrosso di cancelleria a Civitanova. Verrà presto
ad abitare dalle mie parti, dove sta costruendo una casa.
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Mariani Alberto. Svolge la libera
professione specie nelle costruzioni. Ricordo le mega
magnate de salamittu a casa sua quando lo andavo a trovare,
anche per studiare in quel di Cantagallo a Pollenza. Ci si
vede spesso.
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Marghegiani
Ettore, di Treia. Dirigente dell'Ente di
Sviluppo delle Marche.
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Morelli Antonio. Ha un'affermata agenzia immobiliare in Via Carducci,
a Macerata. Amico fraterno sin dal primo, nel quinquennio è sempre
stato compagno di banco di Elisa Melchiorri, in prima fila. Io,
insieme a Titomanlio, gli siamo stati sempre dietro. Lui copiava da
Elisa, la più brava e diligente della classe, poi passava a me, che
gli ero dietro, ed io passavo a Titomanlio. Quanto dobbiamo alla
cara Elisa!
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Riccioni ... Senti un po' Riccio':
non me ricordo ne che fai ne come te chiami de nome. Ma non
te l'avé a male. E' l'età che fa brutti scherzi! Se 'tte
rvedi su stu situ, manneme 'na mail che te aggiorno!
28/5/2012 -
Grazie Ansé,
certo che si chiamava Alfredo, come penso ancora lo chiamino
(gli altri).
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Sancricca Pietro. Anche per te vale quanto detto a
Riccioni e Gentili.
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Spaccesi Giorgio, di Macerata. Era il capoclasse,
per via della sua corpulenza. Abbiamo studiato qualche volta
insieme a casa sua jo lì Cappuccì Vecchi. Svolge la libera
professione e insegna.
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Storani Sandro. Ha lavorato come fattore presso
l'azienda agraria del Conte Degli Azzoni di Montefano.
Imperterrito scapolo, ci si trova di tanto in tanto a casa
di amici comuni.
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Tomassucci Anselmo. Detto GnàGnà per via della
sua provenienza da Sarnano, dove sgorga l'acqua di San
Giacomo (appunto: Gnà.. Gnà). Da sempre impiegato alla CCIAA
di Macerata. Ha moglie e figli ed è sempre stato il
promotore delle iniziative di ritrovo ed incontro
post-diploma.
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mentre mancavano:
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Elisa Melchiorri,
affermato medico all'Ospedale Civile di Macerata, scomparsa
prematuramente da alcuni anni; |
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Guido Titomanlio,
trasferito a Carife (Avellino), dove ha una sua farmacia.
L'ho rivisto in sporadiche occasioni nell'edicola di Pippo,
punto di ritrovo di alcuni di noi, o nel piazzale della
stazione di Macerata, dove abitava con la famiglia; |
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Stefano Ciccioli,
anche lui farmacista prima a Roma, ora mi sembra ad Ancona,
mai più visto;
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Carini,
che sembra si dedichi alle corse d'auto e attività similari.
Venne a trovarmi in studio qualche tempo fa;
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Rastelli,
impiegato al Comune di Macerata, con il quale mi rivedo
spesso;
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Tadolti,
che fa il rappresentante di prodotti agricoli e lo trovi
alla borsa merci di Macerata il mercoledì (giorno di
mercato);
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Di Stefano,
che possiede un'azienda agraria in quel di Rapagnano (AP) e
che ho rivisto in alcune occasioni;
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Borghetti,
di cui non so niente ed ho dimenticato persino il volto.
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Gli acquisiti e i lasciati nel quinquennio
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Bottegoni di Osimo, figlio d'arte (il padre era un noto
fattore); lo acquisimmo in terzo e lo lasciammo in
quarto. Ogni giorno veniva con una barzelletta nuova che
ci raccontava facendoci crepare dal ridere. Allegro,
divertente, solare, un giorno mi invitò a casa sua e mi
fece conoscere (furtivamente) la parrucchiera di
Passatempo che, a suo dire, "ci stava". E così fu
e tanto
ci stette che finì, dopo nove
mesi, che si ritrovò padre e marito. La distrazione gli costò
un anno di studi; per contro prese il resto, a
"cancello chiuso". Mi battezzò "il cammelliere" per via
dei miei capelli ricci e neri che danno (davano, ora
sono bianchi!) tanto d'arabo.
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Cipolletti
di Morrovalle, compagno di studi dal primo al quarto,
ora farmacista. Non l'ho più visto. Ma che fine avrà
fatto? E l'erbario che facemmo insieme? Io l'ho buttato
poco tempo fa, quando l'ho ritrovato in soffitta semi
putrefatto tra i libri di scuola.
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Francioni Gianni,
insime in I° e IV°. Siamo amici, anche di sventura
(entrambi separati). Divenne vigile urbano nel comune di
Macerata. Ora è imboscato in un ufficio dello stesso
comune.
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Giannini
(Pippo) di Macerata. Chi non lo ricorda? Buono,
sempre disponibile. Quante sigarette gli ho scroccato!
Il padre aveva l'edicola di giornali in Via Don Bosco,
davanti il seminario. Ha lavorato per lungo tempo
all'anagrafe del comune di Macerata, poi al settore
acquedotto. Ora è in pensione. Grande amico di
Titomanlio e di Raparo.
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Giuseppetti
di Macerata. L'ho rivisto una sola volta, molti anni
dopo il diploma.
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Maroni Stefano
di Macerata, acquisito in terzo e lasciato in quarto. Ci
siamo ritrovati negli anni successivi perché svolgiamo
la stessa professione.
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Mastrocola
di Loro Piceno (?). Che tipo! Alto, grosso, sorridente.
Non l'ho più rivisto.
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Olivari
da Cuneo, terzo e quarto insieme. Quella sua parlata
strana... E Bottegoni che gli faceva il verso.
Quante risate! Anche lui sorridente e simpatico, mai più
visto.
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Pizzarulli
di Belforte. Eravamo molti amici, insieme a Mariani.
Ricordo che un giorno andai a trovarlo a casa sua.
Voleva diventare agente del Consorzio Agrario e ci
riuscì. Oggi è agente della sede del Consorzio Agrario
di Matelica.
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Raparo Guido
di Macerata. Prendevamo l'autobus dell'ITA tutte le
mattine, alla fermata davanti lo Sferisterio, insieme a
Pippo. Veniva sempre accompagnato dal padre, che
lavorava
all'anagrafe del comune di Macerata. E' impiegato al
comune di Colmurano.
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Sgariglia
di Macerata. E' stato con noi solo in terzo.
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Squadroni
di Civitanova Marche. E' stato con noi in primo ed in
secondo. Il padre aveva una piccola industria di mangimi
a Sant'Elpidio, lungo l'adriatica, da anni dismessa.
L'ho incontrato in qualche occasione e, ultimamente, ad
un funerale di un suo parente che è anche padre di un
mio carissimo amico.
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