|
i Tombesi
e la parrocchia di
Santa Maria Delle Vergini
in Macerata |
breve cenno storicoLa parrocchia Santa Maria delle Vergini faceva parte dello Stato Ecclesiastico, Provincia della Marca, Delegazione di Macerata
|
||
Le Marche, per buona parte del 1700, erano sotto la dominazione pontificia. Risultano sedi di governo di prima classe o prelatizie (giurisdizione di un cardinale o di un vescovo) le città di Ascoli, Ancona, Camerino, Fermo, Fabriano, Fano, Jesi, Loreto, Macerata, Montalto S. Severino, Urbino. L'8 Febbraio 1797 i Francesi entrano ad Ancona, il 12 a Macerata e il 13 a Tolentino e, conseguentemente, si decreta la fine di ogni autorità pontificia. Il 2 Aprile 1808 le Marche venivano aggregate da Napoleone al Regno Italico e il 17 Maggio veniva decretata la soppressione del potere temporale del Pontefice. Nel 1815 (dopo il Congresso di Vienna), le Marche ritornano sotto la sovranità del pontefice. Nel 1816 si procede alla riorganizzazione amministrativa dello Stato Pontificio che viene suddiviso in 11 Province e 17 Delegazioni. Il territorio delle Marche è diviso nelle Province di Camerino, della Marca e di Urbino. La Provincia della Marca è divisa nelle Delegazioni di Macerata, Ancona, Fermo ed Ascoli. Si stabilisce che le Delegazioni vengano rette da delegati aventi potere amministrativo e penale, in questo assistiti da due assessori, aventi funzioni giudiziarie, civili e penali. Nei comuni sono resi operanti un Consiglio Comunale ed una Magistratura (un gonfaloniere e un certo numero di anziani. Nei comuni, non aventi la sede di capoluogo, è previsto un sindaco che dipende dal gonfaloniere del comune capoluogo. Intanto, dopo la Restaurazione (1814-1815) iniziarono ad operare in diverse parti dell’Italia i movimenti detti rivoluzionari che tendevano al processo di unificazione dell’Italia e alla cacciata degli Austriaci dalla penisola. I movimenti nelle Marche continuarono anche nel 1831 e terminarono nel 1832 con l’occupazione di Ancona da parte dei Francesi. Il 9 febbraio 1849 intanto, ad opera di Giuseppe Mazzini, veniva proclamata la Repubblica Romana, il cui art. 1 prevedeva "Il papato è decaduto di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato Romano". Ma con l’entrata dei Francesi a Roma (I Luglio 1849) è la fine della Repubblica Romana e si determina il ristabilimento del potere pontificio. Con il motu-proprio del 12 Settembre 1849 si stabilisce il nuovo assetto politico ed amministrativo dello Stato Pontificio. Esso è diviso in quattro Legazioni; le Legazioni in Province o Delegazioni; le Province in Governi; i Governi in Comuni. Per le Marche la Legazione comprende le seguenti province: Urbino e Pesaro, Macerata con Loreto, Ancona, Fermo, Ascoli, Camerino. Il governo di ciascuna Legazione è affidato ad un cardinale con il titolo di legato della Santa Sede.Il cardinale rappresenta il sovrano nella sua Legazione e pertanto provvede al mantenimento dell’ordine pubblico, avvalendosi della forza pubblica, trasmette ordini alle Province, esercita la sorveglianza per l’esecuzione delle leggi e controlla il comportamento dei magistrati, funzionari ed impiegati, prende in esame gli atti dei singoli Consigli Provinciali, controlla l’operato dei Consigli Comunali. |
||
La Vergine copre i bambini (1533-Lorenzo Pittori -De Carris - Macerata) |
L'adorazione dei Magi 1587 - Tintoretto
|
A ciascuna Provincia presiede, in dipendenza dal cardinale legato, un funzionario nominato dal pontefice per mezzo di breve, con il titolo di delegato; la Provincia prende il nome di Delegazione. Il delegato esercita nella sua Provincia l’autorità governativa ed amministrativa. Ma tutto ciò dura ben poco. Infatti lo scontro tra l’esercito piemontese e quello pontificio è ormai inevitabile. A Castelfidardo infatti il 18 Settembre 1860 l’esercito pontificio veniva sconfitto e nel Novembre dello stesso anno le Marche venivano annesse allo Stato Piemontese. Con Regio Decreto del 22 Dicembre 1860 veniva intanto stabilita la nuova suddivisione amministrativa del territorio delle Marche. Venivano istituite quattro Province: Pesaro-Urbino, Ancona, Macerata ed Ascoli Piceno e venivano soppresse le Delegazioni pontificie di Camerino e Fermo. Le leggi comunali e provinciali dello Stato Piemontese venivano estese automaticamente al territorio italiano annesso. Pertanto l’Italia veniva ad essere divisa in Province, affidate ad alti funzionari, i prefetti. Questi, nominati dal governo, avevano il compito di tutelare l’ordine pubblico, la direzione degli organismi sanitari e provinciali e, più in generale, decidere in tutti i settori fondamentali della vita cittadina, dalla scuola ai lavori pubblici. Ai Consigli Comunali venivano preposti sindaci di nomina governativa. E questo fino al 1889 quando il Crispi (1818-1901) stabili che nei comuni aventi una popolazione superiore a 10.000 abitanti i sindaci dovessero essere non più di nomina governativa, ma eletti dalla Giunta Comunale. |
I Tombesi in c.da Santa Maria Delle Vergini
|
||
Durante lo Stato Pontificio la chiesa di Santa Maria delle Vergini estendeva la sua competenza su un vasto territorio che comprendeva la zona ad est del comune di Macerata. Un territorio, fuori dalle mura cittadine, che a sud confinava con il fiume Chienti, a sud-ovest con la chiesa dei Cappuccini (oggi Corneto), a nord ovest con il Borgo San Giuliano (le Fosse), a nord con la contrada Cervanello e ad est con San Claudio, nel comune di Monte Dell'Olmo, poi Pausola, oggi Corridonia. In questo vasto comprensorio si collocano le radici della nostra casata: i Tombesi. Provenienti dal nord Italia (a Ferrara vi sono tracce sin dal 1250) i Tombesi si spinsero a sud, fin nel maceratese, ma ne troviamo ampie tracce a Venezia, Ravenna, Pesaro (Mondolfo), Ancona etc... |
|
|
L'anagrafe dei fedeli nelle chiese
|
||
Dobbiamo alla Chiesa il merito di poter scrutare nel passato, alla ricerca dei nostri antenati. Con il concilio di Trento ai parroci venne imposto l'obbligo di registrare coloro che nascevano, morivano, contraevano matrimonio, compresi i proclami cioè le attuali pubblicazioni matrimoniali. A volte i registri che contengono queste informazioni sono ben scritti ed in lingua "vulgaris" (italiano), come nel caso riprodotto qui a fianco; molte altre, invece, sono malamente conservati e scritti con inchiostri sbiaditi e calligrafie pessime, per di più in latino, così che diventa un vero lavoro la loro decifrazione. In questo registro redatto molto diligentemente dal parroco Domenico Corradini nel 1843, vengono riportate la composizione delle famiglie presenti nella parrocchia. E' un po' uno "stato di famiglia" statico. Lo stesso parroco si spinge a comporre un elenco alfabetico dei cognomi e dei "soprannomi" con cui le famiglie venivano chiamate. |
L'origine del sopranome "Vernacchia" o, più esattamente, "Bernacchia"
|
|
E' noto, specie ai Tombesi che vivono a Macerata, il sopranome della nostra casata quali "Vernacchia". Chissà quanti Tombesi si saranno chiesti il perché. Frugando tra queste carte ingiallite ho potuto costatare che l'appellativo "Vernacchia" è recente (1800-1900) ed è derivato dallo scrivere bene, ciò che, invece,si pronunciava male. Difatti, nei registri più antichi (1700) l'appellativo è correttamente riportato: Tombesi ... "alias Bernacchia", e non Vernacchia. Si sa che a Macerata, nel dialetto corrente, bianco si pronuncia vianco, buono si pronuncia vuono etc... Sarà stata l'influenza della lingua Greca a farci storpiare la B pronunciandola V? Non è da escludere. I Dorici hanno fondato Ancona e i popoli greci hanno sempre scorazzato lungo le nostre coste! In Greco la B si pronuncia V: si scrive Bernardòs, ma si pronuncia Vernardòs. Ora partiamo dall'assunto, riportato in tutti gli studi che si occupano dell'origine dei cognomi, che il sopranome, quasi sempre, identifica un secondo cognome, spesso di una casata, anche importante, a cui un componente si era legato in matrimonio. Quindi i soprannomi che si originano dai secoli passati sono, soprattutto, secondi cognomi e non sono stati sempre imposti quali appellativi, magari disdicevoli, sulla casata come qualcuno tende a credere. |
|
i BERNACCHIA
|
|
Quindi il nostro sopranome, o secondo cognome, giusto è Bernacchia. Si può aggiungere che il cognome Bernacchia è molto presente nelle Marche, specie nelle zone a nord di Ancona, come si può vedere dal diagramma di cui sopra. Se poi vogliamo addentrarci sull'origine del cognome Bernacchia, la mia tesi è che esso identifichi una casata seguace o fedele a San Bernardo. Come si hanno i Bernardi, i Bernardoni (suffisso oni), i Bernardini (suffisso ini), i Bernardetti (suffisso etti), etc.. abbiamo i Bernacchia, il cui suffisso "acchia", che, guarda caso, in Greco è un diminutivo-vezzeggiativo come a significare "piccolo e grazioso". Esistono, comunque, anche famiglie con il cognome di Vernacchia, ma sono poche, come dal diagramma a lato. |
i VERNACCHIA
|
Torniamo all'anagrafe dei fedeli stilata dai parroci. Quello sotto riportato è lo: Stato di famiglia di Tombesi Luigi nel 1850 Da esso si desume la composizione della famiglia come segue: Questa famiglia, fino agli inizi del 1850, era composta da ben dodici (12) persone, ma non è certo un record per quei tempi considerato che altre casate (vedi i Centioni) ne contavano anche cinquanta.
|
Ed ecco il "pezzo forte" compilato
nel 1850 dal bravo e diligente parroco Domenico Corradini,
intitolato:
Elenco Alfabetico
dei Cognomi
co' quali vengono chiamate volgarmente alcune
delle descritte famiglie.
|
|
|
Altri di questi cognomi lasciano intravedere più un sopranome, forse espressivo della personalità o del carattere di qualche membro della famiglia che lo portava, piuttosto che un vero secondo cognome. |