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Quell’orto, un tempo rigoglioso, brullo giace, orfano delle tue mani e del cane l’abbaiare affettuoso del tuo risveglio più non segna il domani. Le foglie appassite copron il selciato come le ghiande della grande quercia, ti sento, come un alito di fiato, mi giro, ma di te non v’è più traccia. Dicesti “addio villetta mia” mentre ti accompagnavo all’ospedale per rallegrarti dissi una bugia, conscio di quello ch’era il tuo male. In te splendeva sempre il sole, del tuo sorriso ognuno abbiam goduto, tutto l’amore donasti alla tua prole quand’anche ne ricevesti qualche rifiuto. Non fosti mai portata a odiar alcuno in tutti tu vedevi il lato buono belle parole serbavi per ognuno della tua vita semplice ci hai fatto dono. Fredde rimangon le tue nuove stanze ove t’aspettava un vivere sereno invan abbiam accolto le tue esigenze ci hai lasciati... attoniti... in un baleno. |